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Nadan Rojnić-Biondo


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Nadan Rojnić-Biondo
comics / strip
Nadan Rojnić-Biondo, comics / strip
17. VIII. - 2. IX. 2007.
Galerija Rigo
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Giorni canicolari
Scrivere di qualcuno di cui tutta l'Istria visivamente istruita conosce l'opera, non è facile. Di lui si è parlato e chiacchierato dopo averne visto i lavori, con lui si è discusso di questi, a lui ci si è rivolti per portargli via qualcuna delle magliette con caricatura stampata a mano dopo averlo sentito soffiare nel trombone accompagnando Franci o mixare dal vivo i suoi due gruppi, i What's Wrong With Us di Ginevra e i polesani Wuollahee (quest'ultimo progetto è stato descritto come "attacco contro il punk"). Nadan Rojnić "Biondo" è insomma una persona (abbastanza) giovane e creativa, presente sul campo ed attivissima, il cui lavoro è apprezzato da un ventaglio generazionale che parte da quelli che parteciparono alle campagne di ricostruzione del dopoguerra a quelli oggi avvolti in magliette troppo larghe con l'effigie del Che. Pur trattandosi in tutta evidenza di un artista eclettico, Nadan Rojnić "Biondo" rimane soprattutto un nome di riferimento per la parte visiva di eventi ed autori importanti maturati negli anni novanta o poco prima, come l'Art&Music Festival per il quale ha curato la grafica dei manifesti, o Franci, con il quale, a dimostrare la perenne simbiosi creativa tra i due, ha sia suonato che realizzato le celebrate e riconoscibilissime copertine per i suoi album; passata la febbre di fine millennio, ha collaborato con Darko Pekica (le felici illustrazioni per la raccolta di rubriche Savičenta in the morning), Drago Orlić (Istarski bordel muza) e Šajeta (Šajonara), per citarne solo un paio. Non temo di esagerare, quindi, identificando in Rojnić una specie di demiurgo di un particolare periodo polese, tanto che i suoi fumetti (le sue opere preferite dal sottoscritto) dallo stile underground (o - secondo Jerica Ziherl - ars cruda), vengono tuttora raccontati sottoforma di barzelletta. Alzi la mano chi non ricorda qualcuna delle sue tavole dell’inizio degli anni novanta: lo scambio di battute tra fruttivendolo e ragazzino in un semplice ed asciutto: "Ehi, bambino...vuoi una mela?! - ...Una mela? Scopare, scopare vorrei, signore!", il dialogo tra maiale e cane in: "Que passa? - El condor!", oppure la prima delle undici vignette in cui il giovanotto Hamid si macchia di un errore cardinale per un fighetto del suo stampo, quando in un caffè se ne sbotta con un’ordinazione del tipo: "Per me una figa, per la birra un succo!!"...
La cifra riconoscibile del "Biondo" si esprime in animali antropomorfi e umani bestializzati che occupano lo stesso livello perché non c'è modo di differenziare le due categorie, identiche per aspetto e comportamenti - gli uni e gli altri sputano, si scaccolano, urlano, bestemmiano, defecano, urinano ed eiaculano sul prossimo, spesso con successo e senza chiedere scusa. Gli eroi di Nadan sono dei "coatti" che "gli fanno una pippa", dal pantagruelico charme, creature bidimensionali semplici ma efficaci come del resto lo è il tratto, che dà l'impressione di una felice improvvisazione nata in una pausa tra due birre ma colma di intuito, sarcasmo e divertimento a pacchi.
Le opere presentate in questa mostra sono un po' diverse per contenuto da quanto Nadan ci aveva abituati: realizzate in forma di abbozzo, continuano ed esprimere la creatività autodidatta dell'autore, tuttavia per la maggior parte risultano significativamente più raccolte e contemplative, anche se non interamente prive di quella sana insolenza caratteristica delle opere anteriori. I cani quotidiani di Nadan sono il probabile risultato di un'intima analisi ed osservazione del migliore amico (o amica) dell'uomo e di una personale fascinazione con esso. Come spiegare altrimenti l'estrema varietà di situazioni comiche annotate dall'artista? Presentandoci questi animali modesti, egli ci guida dentro il loro quotidiano, mostrandoci un'ampia gamma di comportamenti e reazioni senza idolatria verso i suoi personaggi, descrivendoli anzi così come essi sono - spontanei fino all'imbecillità. È significativo che il disegno dell'autore non attribuisca ai personaggi alcun appellativo del tipo randagio o addomesticato, cercando invece di mettere in scena la loro natura canina senza tendenziose categorizzazioni secondo parametri umani. Il pubblico non saprà mai se si tratti di cani di razza, cani da caccia o bracchi di strada, né quale sia il contesto in cui l'autore li colloca, perché egli si concentra sull'essenziale - sul cane come tale, senza un'interpretazione qualitativa da parte dell'uomo.
Vorrei concludere questo scritto con almeno un cenno sul virtuosismo con cui l'artista si divide tra tecniche espressive le più disparate, in un'interdisciplinarietà tale che nessuno, credo, si sorprenderebbe se egli cominciasse a leggere le carte da briscola e tressette cambiando nome in Esperanzo Bijondorowsky. Similmente, infatti, al noto cineasta cileno e maestro spirituale in esilio, Nadan disegna fumetti, caricature e schizzi, collabora in contesti mainstream ed underground, prende parte a giurie, espone i propri disegni, suona (e se suona, probabilmente anche registra), si occupa attivamente di teatro... Le sue magliette con caricature prêt-à-porter non possono mancare nel guardaroba di buona parte degli "alternativi" d'Istria, ma soprattutto vorrei porre l'accento su un fatto estremamente importante che lo accomuna a molti artisti underground - vive in esilio e la sua opera è prova che arte, lavoro all'estero e freelancing possono armonizzarsi a meraviglia. Oppure, come è scritto più semplicemente nel libretto United Fumadorsssss del 1993: "Nadan disegna fumetti, va ai concerti di franzzzi e brecelj/ scarabocchia porcherie e cazzate, non gliene frega un cazzo del centro né della periferia, non cerca il suo posto al centro dell'universo, della civiltà o, più modestamente, della cultura occidentale....". 
Nato nel 1967 a Pola, vive in Svizzera (per l’esattezza a Ginevra) e somiglia tantissimo al personaggio omonimo di Alan Ford.
Andrea Matošević
 
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