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Tomislav Brajnović
In Gold-Alah We Trust, 2003, London
objekt (elektromotor, olovo, svjetlo)
Tomislav Brajnović, In Gold-Alah We Trust
29. VII. 2005.
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Tomislav Brajnović si annovera fra gli autori croati contemporanei piu giovani, e la sua giovinezza ha due fonti. La prima e cronologica e si riferisce all'anno di nascita (1965), mentre la seconda e attinente al fatto che Brajnović ha iniziato relativamente con ritardo l'istruzione specialistica, quindi artistica, per cui ha avviato una seria produzione abbastanza tarda. A ventott'anni compiuti Brajnović porta a termine appena il primo anno di corso all'Accademia (KABK) dell'Aia.
Si iscrive all'Accademia delle belle arti a Zagabria (classe del prof. Đuro Seder) e si laurea nel 1999, quindi all'eta di trentaquattro anni, un anno di meno di quello che e lo "standard europeo", secondo il quale essere giovane artista significa non aver compiuto ancora l'eta di trentacinque anni. Cio nonostante, Brajnović e presente con mostre personali gia dal 1990 (Rovigno), mentre a quelle collettive partecipa dal 1993 (L'Aia) e alla rinomata Mostra di grafica di Zagabria (1994), per non menzionare la sua presenza negli anni '80 connessa in genere alle tradizionali manifestazioni artistiche rovignesi (Grisia, Colonia artistica).
La sua precoce attitudine all'arte, indipendentemente dalla mancanza di un'istruzione formale, e legata all'ambiente artistico della famiglia; oltre al nonno (Željko Hegedušić), al padre (Marčelo) e alla madre (Zvjezdana Hegedušić-Brajnović) hanno una vena artistica anche il fratello di Tomislav (Petar) ed entrambe le sorelle. Sarebbe difficile sotto un simile cielo e con tali geni non essere incline all'arte come scelta di vita.
Ma Tomislav Brajnović diventa "cio che e", quello per cui oggi lo conosciamo come artista di affinita ben precise e di singolare espressione, appena con una mostra personale a Pola nel 1998. Nataša Šegota che ha firmato il testo del catalogo di questa mostra l'ha denominata "la prima mostra personale di maggior formato" dell'autore e gia allora aveva presagito che si trattava "… di un autore il cui pensiero artistico, esposto al pubblico negli ultimi anni, mi e sembrato un serio indice di una futura autorita nell'arte del nostro ambiente", e con cio, sin dai suoi inizi, aveva previsto, con la sensibilita dello storiografo e critico d'arte ragguardevole, il posto incontestabile che Brajnović occupa attualmente in seno all'organico dell'arte croata contemporanea. Perché questa mostra e stata per Brajnović "l'ingresso nel linguaggio" dove ha raccolto in un unico posto la sua produzione biennale (1997, 1998) e si e presentato come un autore che riflette su determinati interessi e modi di esprimersi – sul suo linguaggio. In questa mostra "d'inaugurazione" o d'iniziazione possiamo scorgere almeno tre tipi di sfera d'interesse dell'autore, cioe tre modi fondamentali di reazione nei confronti dell'ambiente che lo circonda (quello fisico, sociale) e del suo intimo (quello della psiche, del retaggio).
Al primo posto menzioniamo quello di come l'autore vive il suo essere di continuatore della tradizione, di personalita che sa rendere omaggio ai suoi predecessori, si tratti di parenti consanguinei o di legami spirituali. Fra i congiunti spirituali Brajnović ha scelto Ivan Kozarić ed ha giocato un po' con il suo nome e con il suo colore dorato nell'opera intitolata Kožarevo zlato / L'oro di Kozarić, alla medesima maniera in cui, nella tesi di laurea, ha reinterpretato pittoricamente le forme del gioco che la famiglia di sua madre giocava in tempi lontani aggiungendo su carta i suoi commenti (Mamina igrica / Il gioco della mamma; Rihterova igra za strpljive ispod 20 godina / Il gioco di Rihter per persone pazienti sotto i 20 anni, 1999). In questo caso si tratta della connessione dei parenti consanguinei e dei legami spirituali (famiglia Hegedušić). Un po' piu tardi, nel 2003, mentre risiedeva a Londra, al Central St. Martins College of Art (studio postuniversitario annuale), dopo una passeggiata per Londra con il tipico vestito inglese della festa e con il cilindro in testa (Walk through London in a «morning suit»), Brajnović ha installato nell'Internet il testo "L'artista che non fa l'Inglese non e artista", parafrasi della nota opera di M. Stilinović ("L'artista che non parla inglese non e artista"), con cui ha reso omaggio al suo collega piu anziano, senza esitare di indicare anche in questo modo chi prende a modello.
Questi esempi forniscono la prova del noto atteggiamento che né l'arte moderna né quella contemporanea ci sarebbero né potrebbero esserci senza la tradizione, come l'hanno dimostrato con il proprio lavoro e le proprie parole i piu insigni nomi della scena artistica mondiale. Altrettanto, alla maniera delle piu alte tradizioni religiose del mondo (cristianita, buddismo, taoismo), Brajnović (con queste opere) manifesta la sua maturita spirituale nella forma di umilta che dette tradizioni insegnano e praticano.
L'opera (Mamina igrica / Il gioco della mamma) ci conduce in parte ad un certo sentimentalismo che e altrettanto presente nelle creazioni di Brajnović, e forse e maggiormente evidente nell'opera Eufemija / Eufemia (1999) che consiste un una doppia dia-proiezione dall'interno di una casita istriana dove e rappresentata la nonna dell'autore che dalla pentola sta versando la polenta.
L'altro movens di Brajnović che possiamo riscontrare nella prima mostra personale e la pronta reazione nei confronti del paesaggio sociale, si tratti sia dell'indicazione di situazioni sia di avvenimenti attuali, up-to-date. In questo gruppo rientrano le opere Eagle-Adler I e II (entrambe del 1998), Poslije Tita, Tito / Dopo Tito, Tito (1998) e Shizma-mobil (1998) che consiste in figure di papa e patriarcho che si alternano rotando nella vetrina della galleria e che all'epoca aveva provocato uno scandalo pubblico. Brajnović e forse piu noto per questo tipo di opere provocatorie che in tutti i regimi e sistemi ideologici furono e sono sgraditi. Se seguiamo questa linea d'interesse in seguito, e fino ai giorni nostri, incontreremo l'opera intitolata Čudo hrvatske naive / Il mistero del naif croato (1998) che sottoforma di scatola luminosa con le lettere del titolo ritagliate stava ad additare la tendenza di quel tempo alla ruralizzazione dell'arte contemporanea e ai suoi passi retrogradi a scapito della contemporaneita viva e vitale, poi la mostra personale alla Galleria civica a Zagabria nel 1999, la quale consisteva in un'unica installazione intitolata Revolucija nije predviđena zakonom / La rivoluzione non e prevista dalla legge e si occupava del tema profano della regolazione legislativa del nome del club di calcio Dinamo/Croatia di Zagabria, e di una serie di iscrizioni a Pola nel 2000 che indicavano il vero volto dell'Impero Romano (davanti all'Arena di Pola – Teatro del crimine, davanti all'arco dei Sergi – Arco del genocidio, ecc.), ed altrettanto, ad esempio, la scatola rivestita di piombo che nella sua parte rotante, cambiando una parola, cambia il testo in In God/Allah we trust (2003), per non elencare tutte le opere del genere.
Questi esempi indicano chiaramente un diapason cronologico molto ampio degli interessi di Brajnović, un trattamento pari della cosiddetta storia morta, che, sembrerebbe, a distanza di alcune migliaia di anni, non possa nuocere a nessuno (Roma antica) e degli eventi che non sono scesi dalle rubriche dei giornali, e sono gia diventati materia d'interesse ed attivita artistica.
In essenza, Brajnović, trattando al pari la storia remota e il presente, vuole dimostrare la medesima matrice con cui i sistemi ideologici manipolarono (nel passato) e manipolano (oggi), come lo scopre l'odierna manipolazione del passato – l'interpretazione degli avvenimenti storici.
E in terza posizione – last, but not lest – un gruppo di opere che diagnostica in maniera crittogrammica (forse anche crittografica, crittologica, crittoamnesica) lo spirito e il carattere delle opere di Brajnović e del suo interesse, che in essenza sono raccolti in un mazzo di ricordi subcoscienti, di storia personale o vicende contemporanee – fa lo stesso. Da questa prima mostra personale importante, si tratta di una serie di opere dai titoli caratteristici come Reambulacija / Riambulazione, Otkrovenje / Rivelazione o Reminiscencija / Reminescenza (tutte del 1997), che tematizza l'autore stesso, i suoi avi e la loro storia (comune) e le ultime cose del mondo (Harmagedon) connesse alla Bibbia. Poi, gli obiettivi stessi – le scatole rivestite di piombo dai cui lati o dal centro irradia una luce di color del fuoco, suggeriscono il segreto che trapela soltanto in una sua parte. La scatola e allo stesso tempo anche un baule, una valigia votiva che custodisce i primi e gli ultimi segreti del mondo, come lo e anche il messaggio impaccato pronto per intraprendere il viaggio nel tempo e poter svelare nel momento giusto i segreti che porta e custodisce per gli eletti, per quelli che hanno sapere. La guaina di piombo di questi obiettivi e, da una parte, la custodia dell'irruzione di forze esterne all'interno, lo strato protettivo che difende anche dalle irradiazioni atomiche (il baule di Noe), nel caso di Hermagedon, come dall'altra protegge coloro che non sono riservati dal pericolo celato dal Segreto.
Fra tutte le opere romantico-crittogrammiche successive bisogna distinguere la piu recente – Greenhouse (Staklenik) – La serra – del 2003, che ha preso forma ed e nata a Londra durante la permanenza dell'autore agli studi di un anno, ed e fatta da tutto un piccolo mondo di meraviglia, bellezza e stupore per le esperienze vissute, i pregiudizi e l'ambiente (geografico, culturale, sociale …). Greenhouse consiste nella nebbia ("londinese") creata artificialmente (che, come e venuto a sapere in seguito Brajnović, a Londra non c'e piu), nella trasmissione rallentata dell'audio-registrazione dell'inno britannico - God save the King, nella trasmissione rallentata della documentazione video della passeggiata per Londra con addosso "il vestito della festa" per il mattino (opera menzionata poc'anzi) e in vari oggetti che Brajnović ha acquistato o trovato durante la sua permanenza a Londra. Di questo progetto, lo stesso autore dice: "Il progetto Staklenik / La serra e iniziato come installazione site-specific nel giardino della casa in cui abitavo durante il mio soggiorno a Londra. Ho usato la serra come simbolo dell'ambiente inglese, come custodia del tempo e delle mie esperienze, di cio che mi attendevo e di quanto capivo l'Inghilterra. Ho ideato un' "opera" che doveva crescere durante tutto l'anno attraverso le visite alle bancarelle in strada, nei negozi dell'usato, alla ricerca e alla distinzione delle cose nelle vie e attraverso ricerche teoriche."
Tutta una cosmogonia personale e privata "costruita" e murata dietro a questi muri di vetro che Brajnović ha "trasportato" in Croazia ed esposto nella Galleria Miroslav Kraljević a Zagabria, nel 2004. Staklenik / La serra funziona realmente come un "ambiente inglese", come dice l'autore, come un ambiente che e fuori della natura climatica di queste isole del nord, un ambiente che permette alla flora subtropicale di crescere nell'Europa settentrionale, l'ambiente del tempo libero inglese, dell'hobby, che gli abitanti di questo Impero si sono presi da soli, togliendoli agli altri. In quest'opera di Brajnović c'e anche un po' di amarezza, e di condanna pungente, e di ironia mordace, perché la vita e le abitudini di coloro che erano stati chiamati ad opprimere e scrutare gli altri, ora, "sotto il vetro", sono oggetto di studio di un artista croato. Se c'incamminiamo lungo la strada delle associazioni, ricorderemo il Palazzo di cristallo (arch. Paxton) di Londra per la Mostra mondiale del 1851, questo capolavoro dell'architettura proto-moderna che ha realizzato il sogno dei costruttori gotici sulla compenetrazione dell'ambiente esterno ed interno, sulla membrana murale completamente permeabile che permette di vedere nella casa anche quando e costruita. Percio Staklenik / La serra di Brajnović e un singolare atto d'esibizionismo, come lo e anche ogni mostra – lasciare penetrare lo sguardo altrui nel proprio intimo. Ricorderemo anche i Wunderkammern manieristici – gli armadi delle meraviglie che sono, nuovamente, proto-musei e che la prassi artistica postmodernistica degli anni Ottanta ha fatto risorgere come luoghi di raccolta di oggetti e trovati ed elaborati, di objet-trouve (che per volonta dell'artista diventano arte) e artefatti, ed infine Gesamtkunstwerk come connessione di tutti i media artistici accessibili (cio che in Staklenik / La serra fa anche Brajnović) e di Duchamp con i suoi bauli che contenevano buona parte di cio che questo capostipite di stili e indirizzi ha creato.
Va osservato che Brajnović segue ancora una linea d'interesse, quella connessa alla religione. Dalle opere precedentemente menzionate Shizma-mobil, Otkrovenje / Rivelazione e Teatar zločina / Il teatro del crimine (iscrizione davanti all'Arena di Pola in cui, fra l'altro, i cristiani sono stati gettati in pasto ai leoni), fino al Hram mrtvih bogova / Il tempio degli dei morti (2000), iscrizione posta davanti al tempio di Augusto a Pola e fino a Obelisk / L'obelisco (2000) che confronta il potere del Vaticano e quello di Washington e l'opera intitolata Arbre Magique (2000) dove tematizza le icone della nostra vita quotidiana (rosari, bandierine dei club di calcio, ciondoli ... - che si appendono al retrovisore interno dell'automobile) con il citato biblico (in inglese) "Non inchinarti alle immagini".
Il discorso religioso e parte del retaggio familiare ed educativo ed ha le sue varianti affermative ed anche critiche, e in ogni caso e anche punto di partenza e traguardo forse di tutto lo sforzo creativo di Brajnović, nel senso della ricerca della vera esperienza e senso spirituale.
Janka Vukmir (testo nel catalogo della mostra personale al Museo civico di Rovigno, 2000) osserva correttamente che T. Brajnović e "uno di quegli artisti che penetrano espliciti nella critica della societa, della politica e dell'autorita ..., servendosi in genere del metodo del confronto della dualita, dei paragoni, della paralellizzazione della realta e delle epoche, del confronto o della superposizione".
Vorremo aggiungere ancora alcuni modelli metodologici, primo fra i quali "il metodo della frode", cioe della denuncia (dopo l'investigazione) della realta, metodo di cui si e servito verso la meta e alla fine degli anni '80 del secolo scorso il gruppo sloveno IRWIN, asserendo che cio che e uguale si puo spiegare soltanto con la stessa cosa (il noto manifesto per la Giornata della gioventu che calcava quello dell'epoca fascista). Similmente anche Brajnović nella sua opera / mostra Sve te sktrukture / Tutte queste strutture (Galleria SC, Zagabria, 2001), servendosi dei discorsi di Pavelić, Tito e Tuđman e delle registrazioni delle reazioni delle masse ai loro discorsi, mescolando gli oratori e il pubblico, ha spiegato chiaramente "l'equipolenza" della manipolazione politica ed ideologica di periodi ed epoche ideologiche diverse.
Un altro metodo di Brajnović, il metodo delle singolari incursioni nel sistema / nei sistemi, cio che in Italia (nuovamente) negli anni Ottanta si chiamava Arte parassita, e nel nostro autore consiste, ad esempio, nella serie dei Pic-nic urbani / Urbani piknici, 2001-2002 (accanto all'autostrada, nell'area dello Zrinjevac, nella mostra di A. Warhol nel Padiglione artistico, al XXXVI Salone zagabrese … - tutto a Zagabria), nell'esposizione dell'iscrizione nella sala d'aspetto della stazione ferroviaria, che non hanno nulla a che fare con il luogo stesso (South Station, Boston, 2000), e fino all' Apartheid (1999), dove il transito doganale nell'aeroporto e servito da luogo di lavoro (transiti separati per i cittadini dell'Unione europea e per tutti gli altri) o ai quotidiani che Brajnović chiama "spazio espositivo pubblico". Aggiungiamo ancora anche il metodo temporaneo dei contrasti chiari ed accentuati che si puo esaminare in alcune delle opere gia menzionate, e che ha lo scopo di disorientare e sorprendere perché coglie alla sprovvista, ed e posizionato "inadeguatamente" in un ambiente inadeguato (Urbani piknici / Picnic urbani, South Station, ecc.).
Dal punto di vista di cio che appare ed e piu facile scorgere possiamo concludere che Tomislav Brajnović e un autore che si occupa di questioni della societa, dell'ideologia e della politica, dello stato, della religione (chiesa), dell'autorita, del potere, della manipolazione, dei miti collettivi e delle convenzioni, delle questioni dei riti sociali e dei pregiudizi, dell'atteggiamento consumistico verso la vita, i media, la pubblicita e la propaganda, poi dei rapporti pubblico - privato, societa -singolo, istituzione – individuo, ecc. Egli accede a tali questioni in maniera analitica e con sobrieta, in modo critico ed estremamente impegnato, e le sue strategie sono molto spesso "descrittive e narrative" (R. Šimunović), mentre il linguaggio e relativamente semplice, puro, ponderato e levigato, e il messaggio che desidera trasmettere e preciso, sottile e raffinato.
Tuttavia, sotto questo strato superiore si nasconde un Brajnović piu profondo che si occupa degli eterni temi filosofici dell'etica, della morale e/o della fede, del rapporto fra il materiale e lo spirituale, di tentativi quasi impossibili di estradizione della sostanza spirituale dal garbuglio degli eventi quotidiani, temporali. In fin fine, attraverso le opere che crescono, che si uniscono e combaciano, che si sopraelevano e completano (come la casa di famiglia dei Brajnović a Monte Calvo / Golo brdo a Villa di Rovigno), Brajnović tenta di decifrare e definire la sua identita, la sua anima che consiste sia nel suo proprio intimo e in tutti quegli ulteriori strati che nel loro insieme chiamiamo societa, storia, cultura, civilta, stato, nazione, ecc.
Prima della menzionata ricerca della vera esperienza spirituale e del senso (esistenza) a cui Brajnović, in effetti, aspira, da forma anche al suo stile artistico e di vita e all'atteggiamento che certamente lascera una profonda traccia nell'arte croata contemporanea.
Berislav Valušek
 
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