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Inaugurazione della mostra: 24 luglio 2015 alle ore 20
La Galleria Rigo ha ricevuto otto fotografie in grande formato e tre più piccole, e con esse è arrivata anche la cassa di legno. È la stessa cassa di legno nella quale sono stati ripresi i personaggi delle fotografie. Ora è vuota e vi sono incollate le solite etichette che indicano i carichi preziosi. Tutto questo non ci dice molto sul progetto poiché i suoi autori operano entro una cornice discorsiva più ampia, che nella sua configurazione stratificata è tanto aperta e polisemica quanto la stessa arte della fotografia.
Cargo non rappresenta solo un modello formale, esso propone anche un modello del viaggio. Le caratteristiche fisiche, contratte entro il formato di una grande cassa di legno, come se si trattasse di qualcosa che dovrebbe essere impacchettato e fatto partire verso un indirizzo, vengono concepite, per servirci della metafora bachelardiana del nido, come l'immagine primigenea dell'abitare (e dell'accumulare), del rifugio e della sicurezza (nonostante l'instabilità). La cassa rappresenta inoltre la metafora del viaggio e del ritorno, all'insegna del sognare senza fine: i ritorni, infatti, sono scanditi dal grande ritmo della vita umana, il ritmo che scavalca gli anni, che attraverso il sognare lotta contro tutte le assenze (Bachelard, 2000). In una siffatta costellazione, inaugurata da Cargo, la cassa diventa uno spazio che ricorda.
Vediamo che Cargo è inseparabile dal mondo del teatro, ma la comparsa che si è appropriata del ruolo principale non sono i personaggi delle fotografie bensì la coautrice del progetto, Ljiljana Petroviæ. Essa non solo è costumista e ha ideato e realizzato i costumi degli artisti e delle bambine, ma, nelle/attraverso le fotografie di Kostiæ, ha introdotto elementi di manualità - il ricamo col filo colorato. Il lavoro manuale non si manifesta unicamente nell'azione dell'uso dell'ago e del filo bensì anche in maniera opposta: appare creativo e gratificante in virtù dell'abilità esecutiva dell'artista. E quindi nelle fotografie si diffonde un calore discreto, connotato in senso universalmente umano, e non privo di potenzialità esplosiva. Il lavoro manuale investito, che ha richiesto un notevole impiego di tempo, nel progetto Cargo collega la concentrazione, quindi la capacità di tenere insieme, e ciò che, con criterio etnologico, si potrebbe chiamare arte della dispersione.
Aleksandar Kostiæ e Ljiljana Petroviæ si prestano a diverse etichette: quelle dell'arte concettuale (anche se non se ne occupano), teatrale e cinematografica (ambedue appartengono ai relativi ambienti), di arte applicata (il ricamo fatto a mano, la realizzazione della cassa), della performance (anche se non le fanno). Dal punto di vista tecnico, qui la performance riguarda esclusivamente la fotografia.
Collegando in un modo del tutto particolare le pratiche performativo-partecipative della contemporaneità e della tradizione con le attività che includono il pubblico, la mostra si configura come un'irruzione sui generis nel discorso. Essa sintetizza, capovolge, complica, provoca, stupisce, però non a livello di contenuto o di immagine, bensì come motore della trasformazione dei canali di produzione e di ricezione collaudati, dove l'arte appare come il terreno più dinamico. Viene creato un nuovo momento visivo e presentativo. E tutto ciò è osservato dagli autori, e da noi insieme loro.
Jerica Ziherl, Cargo - catalogo della mostra
Biografia
Ljiljana Petroviæ Nel 1987 ha conseguito il Diploma di Laurea nel Dipartimento Costumi, Atelier Costumi di Scena, presso la Facoltà di Arte Applicata di Belgrado e nel 1987 ha ottenuto il Master presso la stessa Facoltà. Dal 1993 insegna nel Dipartimento Costumi, modulo Costumi di Scena, in qualità di professore associato. Ha curato i costumi di numerosi film serbi e coproduzioni, delle rappresentazioni di quasi tutti i più importanti teatri di Belgrado e della Serbia, di drammi televisivi e di più di 350 progetti pubblicitari (pubblicità, spot musicali). Dal 1986 ha presentato le proprie opere in numerose mostre in Serbia e all'estero. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Insieme ai propri studenti ha ideato e realizzato più di cento progetti artistici nell'ambito della costumistica di scena, che hanno ottenuto numerosi premi in Serbia e all'estero. Fanno parte della sua attività didattica anche numerosi workshop. Visiting Professor nelle seguenti università: "Mimar Sinan", Istanbul (2012, 2013), Università di Bologn, Rimini ( 2009/2010), École nationale supérieure des arts décoratifs, Parigi (2007/2008), nonché nelle università di Boston (2000), Connecticut (2000) e Indiana, Bloomington (2000, 2002).
Aleksandar Kostiæ Ha conseguito il Diploma di Laurea in Camera Cinematografica e Televisiva alla Facoltà di Arte Drammatica di Belgrado. Professore associato nella stessa sede, presso la Cattedra per la Formazione di Cameraman. In veste di cameraman e direttore della fotografia ha lavorato a diverse decine di film documentari e cortometraggi e ha preso parte a numerosi progetti pubblicitari. Lavora inoltre come cameraman per diverse case di produzione televisive, produzioni video indipendenti e agenzie di marketing. Ha partecipato a numerosi festival cinematografici in Serbia e all'estero. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti per la camera e la regia.
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