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Una assimetria epidemica I primi casi si manifestarono fra i solidi platonici. Non fu la loro forma cristallina, tutta regolarita e simmetrie, ad incrinarsi per prima. Fu la loro ombra. Il primo ad essere colpito fu il cubo. Tutti ricordano il giorno in cui il cubo, passando per il centro, camminava tronfio, solido e ortogonale in tutta la sua tridimensionalita tetragona. Non si accorgeva che gli altri solidi, meno nobili, non riuscivano a trattenere il riso. La piramide a base quadrata, che faceva da tetto al campanile, per il gran ridere fece quasi oscillare i batacchi delle campane fino a farli quasi colpire il bronzo. Proprio per un niente non ne scaturi uno scampanio, che sarebbe stato certamente udito dal tronco di cono che svolgeva il lavoro di ciminiera, il quale non riuscendo a sua volta a trattenere le risate, fu sul punto di emettere sbuffi di fumo a forma di ciambella, i quali avrebbero potuto essere visti dal cilindro del prestigiatore, che a forza di ridere avrebbe potuto svegliare i coniglietti che dormivano al suo interno e farli scappare di gran carriera, cosi che sarebbero stati visti dal cono, che per il gran ridere poteva far cadere la pallina di gelato di cui era il cono, che se fosse caduta sarebbe stata gettata alla base del parallelepipedo che svolgeva il suo paziente lavoro di pilastro e che, a forza di ridere, per poco, non avrebbe fatto tremare la casa che sosteneva............... Fu quando giro l'angolo, il nostro cubo, e la luce, invece di colpirlo davanti-un-po'-di-lato, lo colpi da dietro e proietto la sua ombra sul selciato, che tutto precipito. Fu in quel momento, quando il cubo guardo orgoglioso e soddisfatto la sua ombra, esempio di squadrata rettitudine, ogetto di rispetto, di invidia - ed anche un po' di paura per il vapore di prepotenza che emanava - fu in quel momento in cui, come sempre, stava per impegnare le sue sei facce nel solito sorriso contenuto e compiaciuto, che quei sei sorrisi ancora immaturi, abortirono in una smorfia di disgusto. La, sul selciato, davanti a lui, la luce proiettava un'ombra bitorzoluta, piena di curve e di irregolarita. Il cubo si guardo intorno, accigliato, per scoprire chi osasse sovrapporre, alla SUA ombra dai contorni rettilinei e dalla forma nobile ed essenziale, quella cosa orrenda, irregolare, approssimativa, imprecisa che faceva schifo a guardarsi. Ma non c'era nessuno. Né a sinistra...... né a destra..... né davanti...... né soprattutto dietro, da dove veniva la luce. Quando realizzo che quell'ombra non poteva essere che la sua, si senti venir meno. Una sorta di appiattimento, come un diventare progressivamente bidimensionale, no, peggio, puntiforme, e cioe senza dimensioni. LUI, che oltre alle tre dimensioni di nobilta che gia appartenevano al suo casato, stava per acquisirne anche una quarta, grazie alla quale sarebbe stato nominato IPERCUBO. LUI che era uno dei piu accesi sostenitori della teoria secondo cui “L'Ombra e lo Specchi odell'Anima". Allora fuggi, inseguito da un brusio di risolini, trattenuti, perché il cubo faceva sempre un po' di paura. E cadde in una depressione profonda. Solo quando fu certo di essere solo, si espose alla luce per cercar di capire perché non ci fosse piu nessuna corrispondenza proiettiva fra il suo corpo cubico e la sua ombra. Non riusciva ad accettare l'idea che l'ombra di cui andava orgoglioso - quell'ombra maschile, anzi maschia, che lo precedeva come un biglietto da visita, quando la luce veniva da dietro, o lo seguiva come uno strascico regale, quando la luce era davanti - avesse potuto trasformarsi in qualcosa di cosi informe, sgualcito, indeciso, svenevole e sicuramente femminile. Non si fece piu vedere in giro, se non di notte, meglio se senza luna, o nelle giornate molto nuvolose in cui la luce diffusa non crea ombre, ma il tempo che preferiva era quello denso di nebbia, in cui non solo le ombre, ma nemmeno le cose si vedono piu con chiarezza. Alla fine decise di rivolgersi agli specialisti, ai geometri esperti di tutte le proiettivita, di tutte le aberrazioni luminose. I luminologi piu famosi, dopo averlo sottoposto ad un defatigante numero di analisi e di esami e di prove, sentenziarono che il suo caso era la dimostrazione incontrovertibile che la teoria da lui sempre sostenuta, era vera: "L'Ombra e lo Specchio dell'Anima", e la sua anima era bitorzoluta, imprecisa, approssimativa, inaffidabile. Gli spiegarono che le cause della trasformazione erano molteplici e non tutte chiare, anche se le teorie piu accreditate parlavano dell'effetto di alcune tempeste solari sull'intensita dei raggi luminosi, di recenti mutazioni genetiche nella struttura del corpo dei solidi, tali da renderli sempre piu permeabili alla luce, sicché la luce stessa finiva con l'essere intercettata dalle circonvoluzioni dell'anima. Si formava una sorta di buco nella luce, che aveva la forma dell'anima e l'apparenza di ombra. La spiegazione era talmente dotta che, pur non capendola perfettamente, lo convinceva, ma frustrava crudelmente le sue ambizioni e la sua sete di potere. Bisognava cercare a tutti i costi un rimedio! L'unico rimedio, se di rimedio si puo parlare, era stato messo a punto da un'équipe specializzata - e molto finanziata - che aveva trovato il modo di rifrangere la luce che colpiva l'anima, modificando opportunamente il corpo. Essendo diventato il corpo trasparente alla luce, come acqua o vetro, avrebbe potuto, se tagliato e modificato in modo opportuno, deviare i raggi luminosi in modo che proiettassero l'anima secondo un disegno prestabilito. Si trattava cioe di barattare pezzi di corpo con pezzi di anima: bisognava tagliare un po' qua, asimmetrizzare un po' la, incurvare qualche spigolo, smussare qualche vertice, irruvidire qualche superficie, aggiungere qualche escrescenza, ecc., e piu l'anima era contorta, piu bisognava intervenire sul corpo. Il cubo era pieno di incertezze. Gli costva troppo l'idea di dover rinunciare alla esaedrica perfezione del suo corpo e diventare simile al piu proletario e informe dei solidi. Mentre il cubo covava le sue incertezze, gli eventi precipitarono e per certi versi decisero per lui. Infatti il morbo comincio a diffondersi, soprattutto fra i solidi piu belli, piu rispettabili e danarosi, ma con un'anima impresentabile. Ma quasi tutti erano consapevoli che a volte ‘bisogna cambiare tutto perché non cambi niente'. Si sottoposero, quindi, a quella costosa operazione e il nostro cubo ebbe la precedenza nella lista d'attesa. Fu cosi che il mondo dei solidi divenne un mondo di ombre cinesi, in cui le ombre erano piene di simmetrie, regolarita e divine proporzioni, mentre i corpi da cui provenivano erano irregolari, approssimativi, sproporzionati e sgradevoli a guardarsi. Nel mondo dei solidi fu allora presa, a seguito di una ben orchestrata campagna politico-pubblicitaria, una decisione profondamente democratica, quella cioe di riconoscere l'eguaglianza dei corpi solidi, ma di sancire la irriducibile diversita delle ombre. Da tale principio discendeva una gerarchia delle differenze, e solo a chi poteva esibire un'ombra regolare erano riconosciute le qualita del comando. E i filosofi dimostrarono che il mondo dei corpi solidi e pesanti era troppo pieno di accidenti per meritarsi lo statuto di realta, e che dunque l'unico mondo reale era quello ordinato, pulito e preciso delle ombre. Manfredo Massironi
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