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quando mi affacciai sulla scena dell'arte, nella milano fine anni cinquanta-inizio sessanta, l'avanguardia astratta era divisa tra mario ballocco, solitaro ricercatore di problemi percettivi di cromatologia; bruno munari, un designer che aveva proseguito la lezione futurista, freddo calcolatore, puntiglioso, sempre sopra le righe, abile nell'attingere e nell'appropriarsi delle cose piu curiose, soprattuto se di spirito esotico; e lucio fontana, opposto di quest'ultimo, talento naturale del fare, gran signore, generosissimo, con storie inverosimili alle spalle dal sapore di sudamerica. il suo senso fondamentale era superare i confini dello spazio per dare concretezza, con un minimo segno, un punto o un taglio, all'utopia. i giovani trovavano nel suo bellissimo studio in corso manforte 23, al piano terra con le due finestre sul parco dal perfetto prato verde, non un padre, ma un amico, un compagno con il quale condividere idee e progetti, in una interrelazione perfetta, di dare e avere, di sentimenti e situazioni pratiche. fontana lavorava in ore fisse, preparava le tele ed attendeva che l'idropittura avesse un giusto grado di umidita, per bucarle o tagliarle. il resto del tempo lo passava ad incontrare persone, per conoscere o insegnare le cose piu disparate, piu sorprendenti e meno scontate, per il puro piacere di farlo. i suoi interessi andavano dallo studio di come usare materiali particolari - in quegli anni le industrie chimiche ne producevano di nuovissimi-all'andare a teatro dove, ricordo ad esempio, rita renoir o rita cadillac facevano, solo per lui, azzardatissimi striptease; dal cercare di capire cosa si poteva fare durante un viaggio aereo intercontinentale, vive al progetto di una mostra in un luogo imprevedibile; dall'incontro con un collezionista milionario, al perché dell'esistenza di sua moglie; tutte cose che succedevano sempre per la prima volta: il desiderio piu grande era l'attesa di sapere quello che poi sarebbe accaduto. fu il primo artista a volere una mia superficie, e inizio cosi per me la passione di scambiare opere con i colleghi: lui me ne diede una di misura doppia della mia - una tela bianca con sei tagli - dicendomi che, per eseguire la mia, avevo lavorato piu di lui. aveva una grande collezione di lavori dei suoi amici artisti: da crippa a dova, da manzoni a castellani, da colombo a boriani, ed ancora twombly, raysse, christo, tinguely, yves klein e tanti altri e tutti dovevano essere piu giovani di lui per sentirsi come loro. mi invito, io giovanissimo, alla biennale di venezia e quando, meravigliato, gli chiesi il motivo, mi disse "perché sei bravo e devi esserci": quale lontananza dai criteri esclusivamente maneggioni, strategici ed opportunistici dei nostri giorni! una prerogativa di fontana era quella di difendere la qualita e la giustizia in tutti i sensi e prendeva sempre le parti dei piu bravi e meritevoli a scapito dei piu arroganti e potenti. sulla porta del suo studio aveva scritto "io sono un santo". quando seppi che era morto, il 7 settembre 1968, mi sentii come se non ci fosse stato piu dio, ed allora credevo in un dio/verita. lucio fontana sembrava una creatura di un altro mondo anche perché aveva vissuto la sua infanzia in argentina e, all'epoca quei paesi e quei luoghi erano davvero molto lontani. fontana era infatti nato, il 19 febbraio 1899, a rosario di santa fé, da genitori lombardi. nel 1922, aveva incominciato a lavorare nello studio di scultura del padre a buenos aires. nel 1928 a milano frequenta i corsi di scultura di adolfo wildt all'accademia di belle arti di brera. nel 1930 tiene la prima personale alla galleria del milione di milano, che il suo direttore ghirindelli l'aveva resa il maggior centro di scambio tra gli astrattisti europei: da allora fontana vi esporra regolarmente. nello stesso anno e invitato per la prima volta alla biennale di venezia. in questo periodo entra in contatto con gli astrattisti lombardi: del 1931 e 1932 sono le prime opere non figurative, una serie di tavolette in cemento colorato e graffito. nel 1934 aderisce al movimento "abstraction-création", l'anno successivo prende parte alla prima mostra dell' astrattismo italiano e ne firma il manifesto programmatico. sempre nel 1935 partecipa per la prima volta alla quadriennale di roma. tra il 1936 e il 1938 lavora come ceramista, durante i soggiorni estivi ad albissola e in francia presso la manufacture de sevres. a parigi incontra joan miro, tristan tzara e costantin brancusi. nel 1940 ritorna in argentina, dove insegna alla scuola di altamira e continua a lavorare come scultore. nel 1946, redige con un gruppo di suoi studenti il manifesto blanco, premessa alla teorizzazione dello spazialismo che portera avanti da allora. sono questi gli anni in cui scrive: "tutte le cose sorgono per neccessita e valorizzano le esigenze del proprio tempo. le trasformazioni dei mezzi materiali della vita determinano gli stati d'animo dell'uomo attraverso la storia. si trasforma il sistema che dirige la civilizzazione dalle sue origini. progressivamente quel sistema che si oppone ad altro sistema gia accettato, si sostituisce ad esso nella sua essenza ed in tutte le sue forme… l'esistenza, la natura, la materia sono una perfetta unita e si sviluppano nel tempo e nello spazio. il movimento, la proprieta di evoluzione e di sviluppo e la condizione base della materia: questa esiste ormai in movimento e non in altra forma, il suo sviluppo e eterno, il colore ed il suono sono i fenomeni attraverso il cui sviluppo simultaneo s'integra la nuova arte. il subcosciente, dove si annidano tutte le immagini, accetta le nozioni che informano la natura dell'uomo". nel 1947, di nuovo a milano, lucio fontana inizia a collaborare con gli architetti zanuso e menghi. l'anno successivo, preceduto da una serie di conferenze e dibattiti, esce il primo dei sei manifesti sullo spazialismo. i principi di questa teoria, che vede la forma e il colore come parti dello spazio totale, vengono esemplificati concretamente negli ambienti spaziali e nei concetti spaziali, che rendono fontana un punto di riferimento per la giovane arte internazionale. il primo ambiente, nero illuminato con luci ultraviolette, viene esposto alla galleria del naviglio di milano nel 1949. con questa galleria, diretta da carlo cardazzo e all'epoca forse il solo spazio italiano a livello realmente internazionale, si crea un lunghissimo sodalizio. i primi concetti spaziali realizzati da fontana in questi anni consistono in cartoncini o carte intelate bucate. nel 1951, in occasione del primo congresso sulla proporzione alla triennale di milano, realizza, in collaborazione con l'architetto luciano baldessari, una decorazione spaziale con 200 metri di tubo al neon. nello stesso anno partecipa alla biennale di saô paolo ed esegue alcuni lavori con buchi in rilievo o a spirale su latta, tela e ceramica: inizia anche la serie di concetti spaziali sottotitolati vuoto e luce. continua la collaborazione con baldessari realizzando soffitti per cinema e padiglioni espositivi e prosegue la ricerca sui concetti spaziali, sperimentando nuovi materiali e tecniche: di questo periodo sono i primi tagli. verso la fine degli anni cinquanta la sua fama diviene europea e la sua attivita espositiva si intensifica. nel 1958 realizza le prime tele con piu tagli, le attese. nel 1961 ha la prima personale a new york alla martha jackson gallery; di ritorno dagli stati uniti realizza una serie di concetti spaziali su rame dedicati a new york, esposti alla galleria dell'ariete di milano. del 1965 sono invece i primi teatrini, tele con cornici sagomate in legno laccato. nel 1966 riceve il premio per la pittura alla XXXIII biennale di venezia con una sala concepita come un ambiente spaziale. 1967 espone in alcuni dei piu importanti musei del mondo, dal museum of modern art di new york allo stedelijk museum di amsterdam. nel 1968 le sue ultime personali si tengono alla malborough gallery di new york e alla hanover. dopo la sua morte viene istituita a milano la fondazione lucio fontana e numerosissimi musei gli dedicano omaggi e retrospettive che sono in continuo aumento. forse lucio fontana puo essere stato anche un mistificatore, per aver enfatizzato i suoi concetti dello spazio, ma ebbe la genialita di dare un titolo, come quello di attese, alle sue opere piu significative: i tagli, e questa e alta filosofia. l'uomo senza l'attesa e nulla, se manca l'attesa non c'e vita. noi viviamo nell'attesa. e una constatazione che possiamo fare tutti. getulio alviani, 1990
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